mercoledì 25 marzo 2015


  1. Perché il Ministero della Difesa ha deciso di farci diventare “Vittime del Dovere”

E’ necessario fare un passo indietro e ricordare certi eventi . Il primo processo militare denominato “Marina 1” era iniziato e, alla sbarra, erano stati chiamati i “vertici militari” ritenuti responsabili della morte dei due militari deceduti a Padova a causa di mesotelioma pleurico dovuto alla prolungata esposizione all’amianto: il C.V. Giuseppe Calabrò e il M.llo Meccanico Giovanni Baglivo.

Il Ministero della Difesa, in prima battuta, veniva condannato al risarcimento per il decesso dei due Militari con una somma alle famiglie, molto vicina al milione di euro procapite. Scattò l’allarme e si tentò, con un decreto denominato all’epoca “Decreto Salva Ammiragli”, di dare una “Interpretazione autentica” ad una legge che riguardava i “lavori usuranti” a bordo delle navi mercantili, sulle quali non era prevista una “normativa tutelante il personale imbarcato” e di estenderla al naviglio militare scaricando, di fatto, i vertici militari imputati di “omicidio colposo” da ogni possibile responsabilità. Riporto, di seguito, uno stralcio dell’articolo apparso su “New Sicurezza difesa”:

“In Senato si sta discutendo il decreto-legge del 1° gennaio 2010 e il disegno di legge 1167-B che rischiano di far carta straccia delle indagini della magistratura. L’allarme arriva dal pm torinese Raffaele Guarinello, impegnato in tutte e due le inchieste. Il provvedimento salva generali e salva ammiragli, dunque, è previsto dal decreto legge numero 1 del 1° gennaio 2010 e dal disegno di legge numero 1167-B.

Entrambi fanno riferimento al decreto legislativo del 9 aprile 2008 che recita: «Non è punibile a titolo di colpa per violazione di disposizioni in materia di tutela dell’ambiente e tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro per fatti commessi nell’espletamento del servizio connesso ad attività operative o addestrative svolte nel corso di missioni internazionali, il militare dal quale non poteva esigersi un comportamento diverso da quello tenuto, avuto riguardo alle competenze, ai poteri e ai mezzi di cui disponeva in relazione ai compiti affidatigli». Nella circostanza specifica dell’amianto, poi, il disegno di legge 1167-B (sui lavori cosiddetti usuranti) punta a cancellare le responsabilità dei vertici della Marina militare, escludendoli dalle tutele previste dalla legge 303 del 1956 (sull’igiene sul lavoro)”.

Fortunatamente il Presidente Giorgio Napolitano NON firmò (per ben due volte) e, quindi, il provvedimento inteso a discolpare gli alti ufficiali, fu fatto cadere. Lo stesso Presidente sollecitò gli organi militari affinchè si approntasse una normativa atta a risarcire/tutelare coloro che, da un’esposizione all’amianto inconsapevole e incontrollata, avevano contratto gravi patologie o perso la vita. Così nacque il D.P.R. 243/2006 “Vittime del Dovere”. C’è da dire che, all’epoca, per “quantificare” l’invalidità permanente si faceva riferimento alle “Tabelle per i Caduti in zona di guerra” e alle “Tabelle per le Vittime del Terrorismo”. Oggi si sono tirati i “remi in barca” e si fa riferimento alle “Tabelle del Ministero della Sanità” molto meno favorevoli. Difatti sino a qualche mese fa il minimo “sindacale” riconosciuto era di 11 % mentre, allo stato attuale per la stessa patologia siamo già scesi al  5 – 6 %.

E ancora:

Questa disposizione, maturata in seguito all’avvio, nel 2002, del già citato processo di Padova “Marina 1”, detta da subito “Salva Ammiragli”, destò molto clamore nell’opinione pubblica e vibranti proteste da parte delle associazioni degli esposti e delle vittime dell’amianto e com’è noto, a suo tempo -il 31.03.2010-, fu oggetto di rinvio alle Camere da parte del Capo dello Stato, con la seguente indicazione: “L’articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte – in sé largamente condivisibile – che riguarda la “salvezza” del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subiti. In assenza di disposizioni specifiche – non rinvenibili nella legge – che pongano a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno ingiusto è possibile esclusivamente in presenza di un “fatto doloso o colposo” addebitabile a un soggetto individuato (art. 2043 del codice civile). Qualora la efficacia della norma generatrice di responsabilità sia fatta cessare, con la conseguente non punibilità delle lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato, non è infatti più possibile individuare il soggetto giuridicamente obbligato e configurare ipotesi di “dolo o colpa” nella determinazione del danno. Per conseguire in modo da un lato tecnicamente corretto ed efficace, e dall’altro non esposto a possibili censure di illegittimità costituzionale, le finalità che la disposizione in esame si propone, appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008, e prevedere, come già accade per altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori”.

Inoltre:

Da un carteggio, classificato “Riservatissimo”, intercorso tra il 1968 e il 1970, tra la Clinica di Medicina del Lavoro di Bari, la Direzione Generale di Sanità del Dipartimento di Taranto e la Direzione dell’Arsenale MM di Taranto, emerge che il problema dell’amianto e le gravissime ripercussioni sul personale,  erano note, ai vertici della Marina Militare, almeno dal 1970. In quegli anni la Clinica di Medicina del Lavoro di Bari chiese, per iscritto, alla Direzione di Sanità di Taranto, e ottenne, con il beneplacito consenso del Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo,  di poter effettuare indagini ambientali, epidemiologiche-statistiche e diagnostiche su personale che, operante all’interno dell’Arsenale MM di Taranto, esposto direttamente e indirettamente ad amianto. Si assicurava inoltre che i risultati dello studio non sarebbero stati pubblicati nè forniti ad estranei. “Tale studio”, si legge in questo carteggio, “sarebbe stato svolto in collaborazione con la Clinica del Lavoro di Milano, il cui direttore,  Prof. Vigliani, stava conducendo  analoghe indagini nell’arsenale MM di La Spezia con la collaborazione dell’Istituto di Medicina del Lavoro di Genova.” (vale pena in questo frangente ricordare che il prof. Vigliani  fu tra i primi a introdurre il problema amianto, e delle malattie correlate, nel nostro Paese, già nei due primi anni della 2a Guerra Mondiale). Furono sottoposti a screening (clinico e radiologici) 269 lavoratori, 27 (10%) dei quali risultavano sicuramente affetti da asbestosi e 42 (15%) con rilievi dubbi. Significativo è leggere quali furono i provvedimenti presi dalle Autorità Militari: “allontanare dal posto di lavoro i soggetti più colpiti: tale azione dovrà essere opportunamente differita nel tempo per evitare allarmi eccessivi e ingiustificabili”In presenza di un elemento esogeno che riveste un chiaro ed inequivocabile ruolo patogeno, il primo provvedimento di buon senso è quello di evitare l’esposizione eliminando il fattore di rischio. E’ stato scelto di non fare prevenzione, di non abbandonare prontamente l’utilizzo dell’amianto per le nuove costruzioni- e di non informare e formare i propri dipendenti, militari e civili, sui rischi derivanti dalla presenza e su come difendersi in caso di manipolazione dell’amianto.  Questo tipo di scelte hanno provocato una spaventosa emorragia di vittime inconsapevoli e non prontamente tutelate.

Non credo sia necessario aggiungere altro: Se vivessimo una “stagione giusta” direi che basterebbero queste notizie per far si che gli “addetti ai lavori” si ravvedessero e la smettessero di cibarsi della menzogna, del sotterfugio, del raggiro e della distorsione della realtà che non può che essere a favore di Persone che, in assoluta buona fede, hanno continuato a svolgere il proprio lavoro istituzionale cadendo poi nella trappola ordita proprio da coloro che avrebbero dovuto tutelarli.

Oggi la questione dei risarcimenti delle “Vittime del Dovere” sta diventando una farsa, giorno dopo giorno. Per ottenere il riconoscimento/risarcimento si deve morire. Allora forse c’è qualche speranza di veder riconosciuti i propri DIRITTI. Ma desidero sottolineare una precisazione:

I vertici militari accusati sono “datori di lavori” nei confronti dei subalterni oppure sono dei “semplici” dipendenti dello Stato (Ministero della Difesa) indipendentemente dal grado? Io dico che l’unico datore di lavoro è lo Stato ed è lo Stato che deve essere giudicato a Padova, assumendosi, una volta per tutte, le proprie responsabilità.

Pietro serarcangeli  25 Marzo 2015

giovedì 12 marzo 2015

MANIFESTAZIONE DI PROTESTA A ROMA - 28 APRILE 2014

Cari Amici,

lo scorso anno, al fine di "scuotere" gli Stati Maggiori delle FF.AA. prendemmo la decisione di manifestare il nostro disappunto, causato dalla disparità di trattamento per i riconoscimenti delle malattie professionali (rispetto ai "civili" dell'industria privata), davanti al Ministero della Difesa in via XX Settembre a Roma. Abbiamo organizzato un pullman che l'associazione AFEA ha contribuito a finanziare (900,00euro esborso AFEA e 600,00 euro esborso Soci) con il contributo dei Sigg. Soci che non fanno mai mancare il loro supporto, la loro presenza. La nostra è stata una manifestazione dignitosa e silenziosa, come è nostro costume. Con l'occasione abbiamo liberato decine di palloncini bianchi sui quali avevamo scritto i nomi delle Vittime, i nomi dei Nostri Amici che, prematuramente, ci hanno lasciati. E' stata una cerimonia molto toccante che ci ha indotti alle lacrime quando il Presidente dell'Associazione AFeVA Onlus - Sardegna, Salvatore Garau, con il quale collaboriamo assiduamente, ha reso gli Onori con la classica serie di fischi "Marina". Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato, tutte le gentili Signore e, in particolare, gli Ammalati che, nonostante le precarie condizioni fisiche, non hanno voluto far mancare la loro presenza. Grazie a tutti.
Pietro Serarcangeli - 12 Marzo 2015




mercoledì 11 marzo 2015

Chi siamo.

  • A.F.E.A. Onlus è un'associazione fondata nel 2010 da un gruppo di ex militari della Marina e da tecnici civili del comparto difesa e della cantieristica civile. Ha, quali obbiettivi principali, la TUTELA DI TUTTI GLI ESPOSTI all'amianto e la SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE eliminando l'amianto in tutte le sue forme. L'associazione è libera, apartitica e apolitica. Non è inscritta ad alcuna sigla sindacale ed è aperta a chiunque voglia farne parte senza alcuna discriminazione. L'associazione ha costituito un "CENTRO DI ASCOLTO" al quale ci si può rivolgere in caso di necessità (Tel.0187/630251  -  3662644096) ed ha la sua Sede Nazionale in Santo Stefano di Magra - 19037 -  (SP) - Via Cisa Sud 196. L'associazione da assistenza nel disbrigo pratiche relative all'amianto a titolo completamente gratuito._
  • Avviso ai visitatori

    Se volete sostenere l'Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus potete farlo DONANDO IL 5 X 1000 DELLA VOSTRA DENUNCIA DEI REDDITI AL NOSTRO  C.F. 90025230112 nella casella che troverete nel retro del vostro CUD
    OPPURE CON BONIFICO BANCARIO INTESTATO AD AFEA ONLUS IT89F0101510700000070292360
    - Banco di Sardegna - P.le Kennedy -19100 - La Spezia.

martedì 10 marzo 2015


ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALLA “TUTELA DEI DIRITTI DEI MILITARI” :

Evidentemente, nel nostro Paese, si fanno migliaia di leggi che non vengono applicate ovvero vengono applicate soltanto ad alcune categorie di cittadini. Come definire un simile modus operandi? Viviamo in uno Stato Democratico nel senso più vero del termine oppure la classe politica che ci governa, la quale ha giurato di rispettare la Costituzione, è spergiura e colpevole consapevole di “delitti contro il Popolo” che spaziano tra l’associazione a delinquere, la corruzione, il ladrocinio, la concussione e chi più ne ha più ne metta? Nello specifico, l’Amministrazione Militare è colpevole  di NON aver  adeguatamente tutelato la salute del Personale prevedendo, così come avviene per i civili, di assicurarli presso adeguato istituto (INAIL) ? E’ colpevole di NON aver applicato la “Normativa di Sicurezza per la Tutela della Salute del Personale Militare Imbarcato sulle Navi da Guerra” relativamente all’esposizione all’amianto? Normativa esistente già dall’immediato dopoguerra ed emanata da CINCNAV (acronimo di Comando in Capo della Squadra Navale) che è stata, tra l’altro, presentata dall’Ispettore di PG O.N. nel corso di un’udienza del processo “Marina 1” conclusosi in appello a Venezia  con la “prescrizione” dei reati a carico degli imputati, gli “alti vertici militari” con funzioni di comando negli anni  50’ fino agli anni 90’ e oltre. La risposta non può che essere AFFERMATIVA!!! Ma, visto le compagini politiche che si sono avvicendate al governo di questo Paese negli ultimi 30 anni, la situazione è assolutamente calzante: Diritti calpestati, diritti negati, stravolgimento di ogni principio democratico di uguaglianza. Questa è l’Italia che i corrotti al comando hanno voluto!!!

Vorrei qui riportare uno stralcio di una relazione del Giudice del Lavoro Roberto Riverso:

-          Amianto, dipendenti pubblici e militari: l’insostenibile disparità di trattamento

-          Articolo 08.05.2013 (Roberto Riverso)

-          http://www.altalex.com/userfiles/images/Editoria/articolo_2_200.jpg“E’ noto che l’applicazione della normativa sui c.d. benefici previdenziali amianto sia divenuta una sorta di museo dell’assurdità, all’interno del quale si fa fatica a capire quando finisca l’ignoranza e dove inizi il dolo. Ciononostante era lo stesso difficile da immaginare che l’ordinamento potesse trattare in modo ottusamente sordo persino dipendenti pubblici ed organi dello Stato, come i militari, alla massa dei quali non disdegna trattamenti discriminatori nell’accesso ai benefici regolati dai commi 7 ed 8 dell’art. 13 della legge 257/1992 (e succ. mod.). Vero è che in questa materia quando uno pensa di aver già abbondantemente toccato il fondo, scopre che esiste un ulteriore fondo fatto di formalismo burocratico, disinteresse per il prossimo e per la giustizia” (estratto della relazione approntata per il convegno “Quale giustizia per gli esposti e le vittime dell’amianto?”
 Il Maresciallo Meccanico Giacomo Leopardi, deceduto per Mesotelioma Pleurico all'età di 70 anni il 4 novembre 2013 dopo indicibili sofferenze!
 Il Maresciallo Incursore Palombaro Paesani Loreto, deceduto a seguito di Mesotelioma Pleurico all'età di 63 anni l'8 agosto 2014!


 

-          PROCESSI – SENTENZE AMIANTO – COSA SI ASPETTANO I MILITARI

 

1)      Per concludere questo scritto sarebbe sufficiente una sola parola: GIUSTIZIA.

Ma, nel nostro caso, non stiamo scrivendo di un “classico” processo dove sono ben individuati e definiti i presunti colpevoli e le vittime. Parliamo di qualcosa di diverso, di nebuloso, di farraginoso. Infatti, se le VITTIME sono ben individuate e definite, senza ombra di dubbio, vale a dire le migliaia di Militari di Marina deceduti ovvero portatori di patologie più o meno gravi correlate all’esposizione all’amianto, altrettanto non si può affermare dei presunti colpevoli: I VERTICI MILITARI DELLA MARINA CON FUNZIONI DI COMANDO NEGLI ANNI CHE VANNO DAI 50’ FINO AGLI INIZI DEGLI ANNI 2000. Perché questa ulteriore problematica? Semplice: Le stesse persone accusate di crimini come l’omicidio colposo e chiamate a rispondere davanti al Tribunale di Padova, sono anche Vittime dell’amianto. Quindi, al tempo stesso, Vittime e carnefici. Certo, l’essere anche Vittime non li  esime dalle loro RESPONSABILITA’. Ma la domanda è un’altra: Sono veramente loro (i vertici militari) i responsabili? A mio modesto avviso, NO. Almeno non totalmente. Per un semplice fatto. Un Militare ha un potere decisionale limitato, anche ai più alti livelli. Per meglio comprendere porto questo esempio. Ammettiamo che si fossero volute applicare le normative a tutela della salute dei Militari imbarcati dotandoli dei mezzi di protezione idonei ad impedire l’inalazione di fibre d’amianto. Mi viene da pensare alle mascherine dotate di filtro intercambiabile. Mascherine che  tutto il personale (di qualsiasi livello) avrebbe dovuto indossare H24, quindi anche dormendo perché, è bene ricordarlo, non c’era locale a bordo ove non vi fosse presenza di amianto. L’amianto era in ogni luogo, anche in minima parte ma in ogni locale. Credete sarebbe stato possibile vivere così? E per poter parlare? E per poter mangiare? L’unica soluzione (adottata, se non erro, dalla Marina Francese negli anni 60’) sarebbe stata quella di fermare l’intera flotta per alcuni anni e BONIFICARE tutte le Unità Navali della Marina Militare!!! Chi, nelle “alte sfere”, avrebbe avuto il coraggio di proporre (al ministro della difesa? Al Presidente della Repubblica?) una simile azione senza essere preso per pazzo o, quantomeno, giocarsi la carriera? Perché qui dobbiamo essere ONESTI. Il vero colpevole, a mio avviso, è e rimarrà lo STATO al quale è demandata, come recita la nostra Costituzione, la TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA. Qui non ci sono mezze misure, non ci sono scappatoie. Qualcuno però ha pensato ben altro in modo da non porre lo Stato sul banco degli imputati. Ecco perché l’avvocatura dello Stato difende gli imputati!!! Perché, in effetti, difende se stesso!!! I processi di Padova sono una sorta di guerra dello Stato (Procura di Padova) che combatte contro se stesso (gli imputati dipendenti dello Stato). E’ un poco strano perché, posso assicurare, che se un Militare commette un reato mentre è in servizio, viene arrestato (se il reato lo prevede) dalle forze dell’ordine e processato. E deve, quindi, pagarsi un avvocato. Non è certo l’avvocatura dello Stato a difenderlo. Se gli imputati in qualità di Vertici al Comando nei vari settori, fossero stati considerati veramente colpevoli dallo Stato, avrebbero dovuto, in primis, provvedere alla loro difesa pagando di tasca propria. Orbene, queste sono considerazioni che mi appartengono e che possono non essere condivise. Siamo nel campo di una logica opinabile quanto si vuole. Ma questo è il mio pensiero. E veniamo alle aspettative.

2)      Non è difficile fare dei pronostici visto come si è concluso il processo “Marina 1” . Ma qui non stiamo giocando a calcio. Qui parliamo di Persone con brillanti carriere alle spalle, parliamo di Ammiragli con alto senso del Dovere e dotati di Dignità non in vendita. E parliamo di migliaia di Vittime Innocenti la cui unica colpa è stata quella di servire il proprio Paese incondizionatamente. E parliamo di centinaia di Deceduti (Ufficiali, Sottufficiali e Marinai) che hanno lasciato nel dolore le proprie Famiglie. Nel processo “Marina 2” che si va ad iniziare (la prima udienza si terrà il 25 maggio presso il Tribunale di Padova) è chiamato a rispondere, quale imputato, lo stesso MINISTERO DELLA DIFESA. E qui scappatoie non ce ne sono. E’ lo Stato sul banco degli imputati. Qui la prescrizione va a farsi benedire. E la condanna è certa perché, se mai fosse necessario ricordarlo, la prescrizione NON ANNULLA IL REATO!!! Lo prescrive ma non lo annulla. Quindi l’imputazione rimane. E allora possiamo rispondere alla domanda: COSA CI ASPETTIAMO? Giustizia, cioè la CONDANNA DELLO STATO  e un PROCESSO CIVILE che risarcisca adeguatamente TUTTI COLORO CHE HANNO DOVUTO SUBIRE GLI EFFETTI DELL’ESPOSIZIONE INCONSAPEVOLE ALL’AMIANTO!!! GIUSTIZIA!!!              

Pietro Serarcangeli – 09 Marzo 2015

NOTA:

Ad integrazione del precedente scritto relativo al tema “CERTIFICAZIONI AMIANTO EMESSE DALL’INAIL”  allego la documentazione dell’ultimo caso, ricevuto ieri (03-03-15) dalle mani del signor M.A. Maresciallo della Marina Militare (in congedo) di categoria  “Z” (cioè addetto alla preparazione dei pasti, in altre parole "Responsabile della gestione Viveri" di bordo) il quale presenta istanza all’INPS per la revisione della propria pensione pur avendo ottenuto la “Certificazione negativa all’amianto” dall’INAIL allegando la documentazione prevista. La lettera di DINIEGO dell’INPS di La Spezia fa riferimento alla legge 190 del 23/12/2014 Art.1 – comma 115. Come è possibile tutto ciò? Si applica una legge del 2014 ad una istanza presentata all’INAIL prima del 15 giugno 2005!!!! A Voi le conclusioni.

-          VERBALI EMESSI DALLE COMMISSIONI MEDICHE OSPEDALIERE MILITARI

1)      Il militare che ritiene di essere stato danneggiato dall’esposizione all’amianto e che, tramite apposita TAC Torace, ha avuto conferma della patologia in atto (placche pleuriche, placche polmonari, ispessimenti pleurici o, peggio, versamento pleurico oppure mesotelioma pleurico), ha il diritto di presentare istanza per:

A)     Riconoscimento Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria.

B)      Riconoscimento status di “Vittima del Dovere” (VDD).

All’istanza dovrà allegare tutta la documentazione medico/militare in suo possesso ed inviarla a MARIPERS Roma – Ufficio Finanziario Giuridico e Sanitario – 2^ Sezione il quale, eseguiti i previsti controlli, da seguito all’iter burocratico autorizzando la CMO (Commissione Medica Ospedaliera del Dipartimento Militare di Medicina Legale della zona di residenza dell’interessato o la più vicina ad esso) a sottoporre a visita medica il militare che ha presentato istanza. La CMO, nell’arco di un paio di mesi e tramite lettera all’interessato, lo invita a presentarsi a visita medica presentando la documentazione medica (TAC Torace, Referto Visita Spirometrica, Referto Visita Pneumologica e quant’altro sia a sostegno della patologia contratta).

2)      Nell’arco di qualche mese (anche 6 mesi ed oltre) la CMO emette due Processi Verbali:

UNO per la Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria.

UNO per lo status di “Vittima del Dovere” (VDD).

Ogni Processo Verbale riporta una percentuale d’invalidità. Per quanto concerne lo status VDD ogni punto d’invalidità vale xxxxeuro e viene erogato “UNA TANTUM”. Se si ottiene un punteggio uguale o superiore al 25%,  si ha anche  DIRITTO AD UN VITALIZIO di xxxeuro mensili che si prescrive ogni 5 anni, se l’interessato dimentica di inviare l’apposito modulo al Ministero della Difesa prima della scadenza dei cinque anni.

Per quanto riguarda il Processo Verbale per la Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria il calcolo si fa più complesso perché si tiene conto di altre pregresse patologie delle quali il soggetto può essere sofferente. In ogni caso anche se la patologia viene riconosciuta è necessario ottenere un punteggio uguale o superiore al 21% di invalidità per ottenere un minimo di pensione privilegiata e equo indennizzo. Trattasi comunque di ben poca cosa anche perché l’equo indennizzo, superato il 60esimo anno di età,  viene ridotto del 50%.

3)    Si tenga conto che i Processi Verbali emessi dalle CC.MM.OO. sono  PROPOSTE. Non hanno cioè valore definitivo. L’iter prosegue con la CMO che invita l’interessato ad andare a ritirarli tramite “firma per accettazione”. Quindi la stessa CMO invia i Processi Verbali a MARIPERS, Ufficio già nominato che provvederà a trasmetterli a PREVIMIL (Direzione Generale della Previdenza Militare e della Leva) con tutta la documentazione medica allegata. Da questo momento inizia l’attesa più lunga, a volte oltre due anni e oltre perché il Comitato di Verifica per le Cause di Servizio (CVCS) dislocato presso il Ministero delle Finanze, esamini la documentazione e i Processi  Verbali. Esso si riunisce ogni 3 mesi ed esamina le pratiche ricevute da PREVIMIL, emettendo il relativo DECRETO che può essere di ACCETTAZIONE oppure di DINIEGO. Nel caso di DINIEGO (il caso più frequente) si hanno 60 gg. Di tempo per ricorrere al TAR oppure 120 gg. Per ricorrere al Presidente della Repubblica. Raramente gli interessati si rivolgono al Tar, essendo il ricorso molto costoso e richiedendo il supporto di un legale. Inoltre il risultato è incerto. In caso di ACCETTAZIONE , PREVIMIL chiede all’interessato una serie di documenti fiscali e le coordinate bancarie ove versare la somma stabilita dal decreto. Abbiamo persone che attendono da oltre due anni di ricevere quanto spetta. È il caso di A.C. Maresciallo Meccanico della Marina Militare al quale Non è stata riconosciuta la Causa di Servizio ma è stato riconosciuto lo status di “Vittima del Dovere” con il 20% d’invalidità e chieste le coordinate bancarie (vedasi lettera di PREVIMIL in data 5-2-2013 – Prot. xxxxx) ma non ha mai ricevuto nessuna competenza, nonostante la nostra lettera di sollecito Prot. n. 0013/PA/MDM dell’11 febbraio 2014 alla quale il Ministero della Difesa non ha mai risposto.

 

Credo non sia necessario aggiungere altro. Si tenga conto che gli interessati che presentano istanza perché Esposti all’amianto, portatori di patologia, NON sono falsi invalidi ma Persone sofferenti che si sono giocati la salute nel servire la propria Patria. Si tenga conto dello stato PSICOLOGICO di queste Persone che “vivono” con il terrore che la patologia asbesto sica possa trasformarsi in qualcosa di peggiore. Si tenga inoltre conto che il DANNO BIOLOGICO, pur essendo citato e riconosciuto nei Processi  Verbali con una percentuale, NON viene risarcito. Eppure è contemplato nella vigente normativa che ne prevede il risarcimento. Quando dichiarai che il Popolo dei Militari è un Popolo silenzioso e dignitoso del quale può essere fatto scempio secondo bisogna, non esageravo…………
LA FARSA, LA BEFFA DELLE "CERTIFICAZIONI AMIANTO" DELL'INAIL AL PERSONALE DELLA MARINA MILITARE (in congedo):

In questo scritto si esamineranno alcune “ATTIVITA’” e si esprimeranno alcuni concetti fondamentali necessari al fine di comprendere, appieno, i soprusi e gli abusi ai quali la schiera dei militari della Marina sono stati sottoposti.

“Il Popolo dei Militari (sia in servizio che in congedo) è un Popolo dignitoso e silenzioso del quale può essere fatto scempio, secondo bisogna” – Dichiarazione di Pietro Serarcangeli – 2 Marzo 2015

Tale concetto è suffragato da documenti incontestabili che dimostrano, se mai fosse necessario, che le leggi, le normative emanate a tutela della popolazione, o per talune categorie di lavoratori, non valgono oppure valgono oppure forse valgono per il popolo dei Militari. Dipende dalla prospettiva che, in un detto contesto, è più favorevole ai burocrati di Stato. L’importante è gestire, ridurre, sminuire o, addirittura, annullare i DIRITTI ACQUISITI.

Al di la dell’opinione che si può avere delle varie sigle sindacali, bene o male, esse difendono i diritti dei lavoratori CIVILI. I Militari non hanno e non hanno mai avuto chi, a livello istituzionale, potesse perorare le loro cause. I vari COCER e COBAS altro non sono che fumo negli occhi. Non hanno alcun potere contrattuale perché, se lo avessero, non saremmo arrivati al punto in cui siamo. E’ pur vero che i Militari sono obbligati all’obbedienza e a seguire le direttive impartite dai superiori, costi quel che costi. Infatti GIURANO fedeltà alla Repubblica e alla Sua Bandiera. Ma qui siamo in un altro campo. Qui non è in discussione la missione del militare. Qui sono in discussione i “DIRITTI DEL CITTADINO MILITARE” che dovrebbero avere lo stesso peso dei “DOVERI” ed essere uguali a quelli di tutti gli altri umani, così come sancito dalla nostra Carta Costituzionale. Purtroppo così non è e qui lo dimostreremo.

Gli argomenti che andiamo a trattare sono:

1)      ITER CERTIFICAZIONI INAIL

2)      VERBALI EMESSI DALLE COMMISSIONI MEDICHE OSPEDALIERE MILITARI

3)      PROCESSI AI VERTICI MILITARI DELLA MARINA – ATTESE

ITER CERTIFICAZIONI INAIL

-          Visto il dilagare delle epidemie morbigene dovute all’esposizione all’amianto, il legislatore emana la legge n. 257 del 27 marzo 1992 che mette al bando l’amianto vietandone l’uso, la commercializzazione e l’importazione. Tale legge detta inoltre alcuni “benefici” e provvedimenti di tipo “sociale” che vanno applicati ai lavoratori “ESPOSTI ALL’AMIANTO” in misura decennale. Art. 13 comma 7 (portatori di patologia correlata all’amianto) e comma 8 (esposizione all’amianto ultradecennale ma non portatore di patologia). Tale legge, applicata nei termini suddetti, consente ai lavoratori CIVILI di accedere al prepensionamento con DIECI anni di anticipo (in alcuni casi) poi ridotti a SETTE, infine ridotti a CINQUE. E i Militari??? Ad essi NON viene applicata tale legge. Forse perché NON SANNO DI ESSERE ESPOSTI ALL’AMIANTO e perché, a bordo, le NORMATIVE A TUTELA DELLA SALUTE IN  RELAZIONE ALL’AMIANTO NON SONO MAI STATE APPLICATE? O forse perché il Personale Militare NON E’ MAI STATO ASSICURATO PRESSO L’INAIL CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO? Grande lacuna dell’Amministrazione Militare. E allora perché la Difesa chiama in gioco l’INAIL nella certificazione di “Esposto all’amianto” del Personale Militare? Non se ne capisce la ragione o meglio, oggi, alla luce della nuova vergognosa situazione, lo si capisce benissimo.

 

-          Dobbiamo arrivare al 2005, esattamente al 26 Aprile 2005 (quindi ben 12 anni più tardi) quando Segredifesa emana  la circolare 1183 che detta le condizioni a tutto il Personale in servizio (e il Personale in congedo???) per la presentazione delle istanze per ottenere la certificazione di “Esposto all’amianto”. E andranno presentate ENTRO IL TERMINE PERENTORIO DEL 15 GIUGNO 2005, PENA LA DECADENZA DEL DIRITTO!!!  Quindi parte degli aventi DIRITTO sono stati defraudati dal poterlo esercitare perché:

 

-          A) la circolare è stata portata a conoscenza solo del Personale in servizio.

 

-          B) si è posto un termine inaccettabile con la data del 15 Giugno 2005 (a circa 3 mesi dall’emanazione della circolare di Segredifesa). Può una data annullare un diritto?

 

-          Tali istanze, se non corredate dal Curriculum Lavorativo, non hanno alcun valore e Segredifesa, nella stessa circolare recita: < è emersa l’opportunità di suggerire ai datori di lavoro periferici di evitare, per il momento, il rilascio dei curricula>. Ma come, abbiamo già un ritardo di 12 anni? Affermo che, all’epoca, avevano bisogno di tempo per cercare la “giusta” via che avrebbe beffato tutti gli aventi diritto!!!

 

-         E intanto si attende. L’INAIL (quando parliamo di INAIL ci riferiamo alla Direzione Centrale Prestazioni di Roma) non sa che pesci prendere perché NULLA SA DEL PERSONALE MILITARE E DELLE MANSIONI SVOLTE A BORDO perché non è mai stata ammessa, contrariamente agli stabilimenti civili, sulle navi militari e negli arsenali militari. E, a conferma di quanto scriviamo, l’INAIL  scrive una lettera VERGOGNOSA al Segretariato Generale Per La Difesa e alle Direzioni Generali di PERSOCIV e PERSOMIL  datata 02-12-2008 – prot.0010467. L’INAIL è all’oscuro di tutto ma si attribuisce,  presuntuosamente, la capacità di CERTIFICARE IL PERSONALE MILITARE in relazione all’esposizione all’amianto. In realtà è tutta una farsa perché ci penserà SEGREDIFESA ad erudire l’INAIL e a istruirla su ciò che dovrà o non dovrà scrivere nelle certificazioni.

 

-          Segredifesa, con una lettera del 24 novembre 2009 lo dice chiaramente. Il famoso “FOCAL POINT” si è incontrato con l’INAIL  in data 5 ottobre 2009. A tale incontro ne seguiranno molti altri onde definire le procedure da seguire (INAIL) per certificare il Personale Militare.  In realtà si stanno compiendo le “Grandi Manovre” al fine di “tappare la bocca” agli aventi diritto, di metterli in condizioni di non nuocere, di non dover nulla pretendere, di tacere…….. come sempre.

 

-          Il tempo passa e le migliaia di decessi si susseguono. Fioccano i Curriculum Lavorativi rilasciati dal Ministero della Difesa (che vengono consegnati, in originale, dagli interessati alle sedi Inail di residenza) ma delle certificazioni INAIL neanche l’ombra. Poi, nel caso della sede INAIL di La Spezia, più volte contattata e visitata da questa Associazione e dal sottoscritto, i direttori che si sono succeduti hanno sempre dichiarato che:

<NON POSSIAMO RILASCIARE ALCUNA CERTIFICAZIONE PERCHE’ L’ARCHIVIO E’ STATO POSTO SOTTO SEQUESTRO>

In effetti è così. L’archivio della sede spezzina è sotto sequestro per un provvedimento della Procura della Corte dei Conti di Genova sin dal 2008. Perché? Perché nel comparto portuale di Genova, sin dall’emanazione della legge 257/92, i benefici amianto sono stati concessi a “cani e porci” (mi scuso per i termini usati) e anche a coloro che, di amianto, non hanno mai saputo nulla e non ne sono mai stati vittime. Qualcuno fa ricorso, contro tale modus operandi, alla Corte dei Conti di Genova che, con un provvedimento “di tutta l’erba un fascio”, mette sotto sequestro l’archivio della sede spezzina non tenendo conto che, li dentro, ci sono tutte le nostre istanze.  E allora, a titolo personale, MINACCIO QUERELA ALL’INAIL di La Spezia (per scritto). Dopo quindici giorni l’archivio è dissequestrato e le nostre istanze iniziano ad essere “lavorate” (termine usato da un’impiegata dell’Inail). Coincidenza? Non lo sappiamo.

 

-          Siamo arrivati al 2013. Gli incontri tra il “Focal Point” e  l’INAIL/CONTARP (la parte tecnica dell’INAIL) hanno dato i loro frutti nel trovare “la strada” per gabbare il Personale Militare. La CONTARP, su indicazione del Focal Point, partorisce una relazione di alcune decine di pagine che, quasi per magia, dimostra che l’INAIL si è data da fare: ORA SA TUTTO DELLA MARINA, DELLE NAVI, DEI MESTIERI, DEI DISAGI, DELLE NORMATIVE DI SICUREZZA………. Ha studiato e ora sa. Sa come truffare i Militari. Sia quelli ammalati che quelli sani ma sempre candidati alle patologie per lunga esposizione all’amianto. In pratica, seguendo le istruzioni del Focal Point, l’INAIL si comporta così:

-          C) se sul curriculum dell’interessato alla voce “MANSIONI” vi è scritta la dicitura “DESTINATO AL SERVIZIO PROPULSIONE/SCAFO/ELETTRICO NAVE” allora l’INAIL emette CERTIFICAZIONE POSITIVA.

-          D) se sul curriculum dell’interessato alla voce “MANSIONI” vi è scritta la dicitura “DESTINATO AL SERVIZIO CONDOTTA NAVE” allora l’INAIL emette CERTIFICAZIONE NEGATIVA.

 

-          Chiaramente c’è qualcosa che non va. Infatti la CONTARP ha individuato solo alcune categorie che POSSONO essere state esposte all’amianto a bordo: Meccanici, Motoristi, Elettricisti e tutti i Sommergibilisti per un fatto ambientale. Tutte le altre categorie, dette di “Coperta”, NON SONO CERTIFICABILI. Il caso di C.T. è emblematico: Riconosciuto “Vittima del Dovere” con tanto di attestato rilasciato dal Ministero della Difesa, è certificato dall’INAIL come “NON ESPOSTO all’amianto”. C’è qualcosa che non quadra. Praticamente, con la relazione CONTARP, si elimina più del 50% del Personale imbarcato ed esposto all’amianto, rispondente al Personale di Coperta. Una bella “scrematura”, non c’è che dire. Questo fatto a C.T.
e a tanti altri nelle sue stesse condizioni, è un SOPRUSO oppure altro?

 

-          Man mano che le Certificazioni INAIL vengono consegnate agli interessati la nuda verità viene a galla. Tutti coloro che appartengono alle CATEGORIE DI COPERTA sono certificati come “NON ESPOSTO ALL’AMIANTO”. Quindi esclusi, di fatto, dalla possibilità di essere destinatari dei “benefici previdenziali previsti dall’Art. 47 del decreto legge 30 settembre 2003, n.269. Essere PORTATORI DI PATOLOGIE CORRELATE ALL’AMIANTO, ANCHE GRAVI, E’ MARGINALE!!!

E per il Personale di Macchina e Sommergibilisti? Vengono tutti (o quasi) certificati come “ESPOSTO ALL’AMIANTO” e, quindi, eleggibili ad usufruire dei citati benefici previdenziali. Ma il trabocchetto è in agguato: La citata circolare di Segredifesa 1183 dice chiaramente che, uno stesso periodo (quello d’imbarco) NON può essere valutato due volte. Con tale affermazione, in ASSOLUTA MALAFEDE, si da per scontato che IL PERSONALE MILITARE IMBARCATO FOSSE A CONOSCENZA DEL PERICOLO CHE CORREVA ESSENDO ESPOSTO ALL’AMIANTO!!! In pratica nella circolare si ribadisce il concetto che, se un imbarcato ha usufruito degli anni cumulativi d’imbarco (2 anni in più ogni 5 d’imbarco per il personale di macchina – 1 anno in più ogni 5 d’imbarco per il personale di coperta ai soli fini di accesso anticipato alla pensione) NON ha diritto alla rivalutazione per esposizione all’amianto e, quindi, ai relativi “benefici previdenziali” previsti dall’Art.47 già citato. La malafede è sanzionata da un fatto incontestabile: CHI PUO’ ESSERE STATO ESPOSTO ALL’AMIANTO SENZA ESSERE STATO IMBARCATO??? NESSUNO!!!

 

-          A questo punto è lecito affermare che tale VERGOGNOSA PANTOMINA E’ STATA MONTATA AD ARTE AL FINE DI NON RICONOSCERE NULLA AL PERSONALE IMBARCATO ESPOSTO ALL’AMIANTO. Si considerino, per un momento, quante centinaia di persone hanno lavorato alla <determinazione ed individuazione degli aventi diritto al curriculum – invio curriculum – controllo istanze – stesura certificazioni Inail>. Lavoro inutile ed inutile sperpero di denaro pubblico. Ma ciò che lascia veramente l’amaro in bocca è il TRADIMENTO che quelle stesse persone che avrebbero dovuto tutelarci e prendersi cura della nostra salute (non è forse il “datore di lavoro” responsabile della tutela della salute del proprio dipendente e, quando irresponsabilmente, non provvede a ciò è perseguito in termini di legge?) oggi si fanno beffa di noi dimenticando che UN ESPOSTO ALL’AMIANTO o lo è oppure non lo è!!! Altre strade non sono percorribili. L’Amministrazione Militare si è macchiata di COLPE INCONTESTABILI profittando dell’ignoranza e della subordinanza del Personale Militare che nulla sapeva della massiccia presenza di amianto a bordo, che nulla sapeva del rischio che correva quando, comandato di “Assistenza Antincendio alle Operazioni di Volo” indossava TUTE, GUANTI e SCAFANDRO d’amianto!!! Per non parlare dei vapori degli idrocarburi che si respiravano a bordo, dei solventi per vernici, delle onde elettromagnetiche potentissime emesse dai complessi radio/radar e dai radar guida missili. NON C’E’ ALCUNA DIFFERENZA A BORDO TRA PERSONALE DI MACCHINA E DI COPERTA!!! Chi afferma il contrario è in assoluta malafede.

 

Pietro Serarcangeli – 02-03-15

·         Chi siamo: L'Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus, fondata nel gennaio del 2010 e divenuta Onlus nel Maggio del 2011, ha lo scopo di TUTELARE L'AMBIENTE e TUTELARE I DIRITTI DI TUTTI GLI ESPOSTI ALL'AMIANTO. Il nostro simbolo rappresenta 3 figure stilizzate che si tengono per mano e che NON HANNO BOCCA. Questo ha un significato ben preciso: Gli ESPOSTI all'amianto NON HANNO VOCE perchè NON VENGONO ASCOLTATI, specie dalle istituzioni. L'AFEA Onlus E' LA LORO VOCE!!! Noi NON abbiamo altri obbiettivi, non abbiamo altri scopi. Siamo APARTITICI e APOLITICI e non inscritti ad alcuna sigla sindacale. Tutto ciò perchè vogliamo essere TRASPARENTI e assolutamente INATTACCABILI. Coloro che ci hanno dato fiducia non se ne sono pentiti. La nostra lotta in difesa dei diritti delle VITTIME dell'amianto NON si fermerà. AFEA ha costituito un "Centro d'Ascolto" al quale chiunque può rivolgersi a titolo gratuito. Il Centro è sito presso la sede AFEA in via Cisa Sud 196  -  19037 Santo Stefano Magra (La Spezia) e risponde ai numeri 0187/630251 oppure al 3347029816.
Grazie a Voi tutti per la fiducia e collaborazione. Il presidente Nazionale Pietro Serarcangeli