giovedì 26 novembre 2015

Risposta del Presidente AFEA Onlus circa la lettera del Ministro della Difesa all'Onorevole Luigi DI MAIO



<<MARIO BARBIERI>>

SEDE NAZIONALE

 

ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ESPOSTI AMIANTO ONLUS

Via Cisa Sud, n. 196 – 19037 Santo Stefano di Magra (La Spezia)

Tel.- Fax  0187/630251 – Cell. 3393179691


Sito WEB. http://afeaonlus.blogspot.it/

 

                                                                                                                                             RACCOMANDATA VIA PEC

Santo Stefano di Magra, lì  13 Novembre 2015

 

Prot.n. 0072/PR

Al                                                   

Onorevole Luigi DI MAIO

Camera dei Deputati

 

Onorevole Tatiana BASILIO

IV Commissione Difesa

 

                                      e, p.c.                   CAMERA DEI DEPUTATI

-         Segreteria Generale

-         Ufficio Banche Dati Parlamentari

 

Oggetto: Risposta scritta n.4-08875 del Ministro della Difesa Onorevole Roberta PINOTTI all’interrogazione dell’Onorevole Luigi di MAIO._     

 

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Preg.mo Onorevole Luigi DI MAIO,

 

sono il presidente dell’Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus (A.F.E.A. Onlus) inscritta al Registro del Volontariato della Regione Liguria con decreto n.1930 in data 13-07-2011 e fondata da un folto gruppo di Ufficiali, Sottufficiali e Tecnici Civili del Comparto Difesa della Marina Militare, tutti purtroppo esposti all’amianto e, in maggioranza dei casi, portatori di patologie    ad esso correlate.

Oggi, diversamente da quanto sarebbe logico che accadesse, ci troviamo a dover combattere contro una cieca “burocrazia”        gestita da funzionari che nulla sanno della vita che noi abbiamo condotto in mare, imbarcati sulle navi della Marina Militare, con riferimento specifico dai primi anni 50’ all’inizio degli anni 2000. L’Amministrazione Militare non si è mai presa la responsabilità di AVVISARE il personale imbarcato del rischio che correva, adottando misure idonee atte a salvaguardarne l’integrità psico-fisica. Non ha mai dotato il personale (a qualsiasi livello) di mezzi di protezione individuale o collettiva idonei alla difesa delle prime vie respiratorie. Si è ben guardata dal sottoporre il Personale in quiescenza a visita medica preventiva, pur essendo a conoscenza di quali e quante patologie si sarebbero sviluppate negli anni a venire e quanti ex Militari sarebbero deceduti, totalmente abbandonati a se stessi. Proprio in virtù di questo “difetto” dell’Amministrazione Militare, pensammo di fondare la nostra Associazione all’inizio dell’anno 2010. Oggi siamo una realtà consolidata alla quale si rivolgono molti Militari in congedo e molti Civili della cantieristica navale, purtroppo in maggioranza  ammalati. Sappiamo bene cosa accade al “datore di lavoro” che non provvede ad assicurare i propri dipendenti contro i rischi derivanti dalla loro attività, quando incappano in qualche incidente. Il “datore di lavoro” viene perseguito penalmente e, laddove se ne accertino le responsabilità, viene condannato al risarcimento e, talvolta, a sanzioni penali coercitive. Nel caso dell’Amministrazione Militare tutto ciò non avviene.

Fatta questa doverosa premessa vengo al motivo della presente. Abbiamo letto con interesse ma, ancor più con stupore, la risposta del Ministro della Difesa, Onorevole Roberta Pinotti, alla Sua interrogazione parlamentare sulla tematica Militari/amianto. Evidentemente il Ministro vive in un altro mondo o, quantomeno, è male informata sulla reale portata del disastro che, noi Militari della Marina (in congedo) stiamo vivendo. Il Ministro parla di “77 decessi nella Marina Militare”. Forse dovrebbe moltiplicarlo per cinque tale numero. Sarebbe bastato interpellare l’Ispettore di P.G. Omero NEGRISOLO della Procura presso il Tribunale di Padova per avere un quadro quasi completo della reale situazione. Solo la nostra Associazione conta 14 decessi e 5 nuovi casi di “mesotelioma pleurico sarcomatoide” negli ultimi tre mesi. I casi più lievi di patologie asbesto correlate citate dal Ministro relative alla Marina Militare, vale a dire 102 casi dal 1996 a 1° quadrimestre del 2015, è un dato di pura fantasia.

Solo la nostra Associazione ne conta più di cento. Ripeto: il Ministro è male informato.

E’ in errore anche quando afferma che, visto la “lunga latenza” le patologie si manifestano in età avanzata (abbiamo avuto decessi intorno ai 56/60 di età !)  per cui ”il soggetto è assistito dal Servizio Sanitario Nazionale e, pertanto, eventuali patologie non vengono notificate alla sanità militare”. A questa Associazione risulta che il Servizio Sanitario Nazionale abbia l’obbligo di DENUNCIARE all’Autorità Giudiziaria i casi di patologie correlate all’amianto, specie quelle più gravi come il “mesotelioma”. A tale proposito sarebbe stato sufficiente consultare il RENAM (Registro Nazionale Mesoteliomi) che ogni regione ha l’obbligo di tenere aggiornato proprio in base alle informazioni ricevute dal Servizio Sanitario Nazionale. Anche il numero delle istanze presentate è assolutamente in difetto. Ma si comprende: è bene sminuire il fenomeno anziché presentarlo nella sua piena realtà. Sarebbe controproducente, specie per certi ambienti che hanno tutto l’interesse a celare la “polvere sotto il tappeto”. E ancora, il Ministro è in errore quando cita l’anno 1986

relativamente ad  una circolare emanata dal Ministero della Sanità che vietava l’uso dell’amianto nelle scuole e negli ospedali. Strano che, ancora oggi, le pavimentazioni degli ospedali siano di amianto (LINOLEUM) e che, proprio nel 1986 la Direzione Generale di NAVALCOSTARMI (Direzione Generale per la Costruzione delle Armi e degli Armamenti Navali, oggi denominata NAVARM) emanasse una circolare agli Arsenali Militari dove si ordinava di “non usare l’amianto blù (CROCIDOLITE - il più pericoloso) ma si poteva continuare ad usare l’amianto bianco (CRISOTILO)  fino ad esaurimento delle scorte”. All’epoca solo l’Arsenale di La Spezia ne contava 18 tonnellate nei suoi magazzini !

E’  sorprendentemente in errore quando afferma che, “dal 1992, tutte le unità navali sono state costruite e messe in servizio con la certificazione –amianto free- da parte del cantiere costruttore”. Ciò non corrisponde al vero e sappiamo, con assoluta certezza che, ancora nel 1995, venivano firmati contratti di costruzione che prevedevano l’uso dell’amianto a bordo. E’ ancora in errore quando afferma che “non esistono fonti di contaminazione da amianto sulle Unità navali costruite dopo il 1992 e, quelle costruite prima di tale data, sono state messe in sicurezza”. Allora quanto affermava il Capo Ufficio Stampa dell’allora Capo di Stato Maggiore della Marina, Capitano di Vascello (SM) Enrico PACIONI nel corso di un’intervista a cura della giornalista Stefania DIVERTITO che senso ha?. Se ne riporta qui uno stralcio:


Domanda della giornalista Stefania Divertito:“Ci giunge notizia di numerose navi in esercizio o ferme in disarmo che contengono ancora amianto: è possibile ipotizzare una bonifica..totale? …………………..
Risposta: “Dopo la legge per la messa al bando sono state emanate disposizioni per le bonifiche. Abbiamo mappato l'amianto presente,  pianificato bonifiche, effettuato campagne di monitoraggio. I materiali contenenti amianto sono stati messi in sicurezza secondo le prescrizioni di legge. Le attività di bonifica proseguono secondo una programmazione effettuata sulla base delle disponibilità finanziarie. Ma il piano è tuttora nel pieno della sua fase esecutiva. A oggi sono stati spesi 31,5 milioni di euro che hanno permesso di rimuovere l'amianto completamente sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate. Ma se il minerale è ancora presente, è incapsulato e reso innocuo. Sulle navi in dismissione il nostro impegno è garantire l'assenza di situazioni di pericolo. La Marina è vicina ai suoi uomini e non tace.”

Tale intervista risale al 14 dicembre 2012.

Si tenga conto che Nave A. VESPUCCI (veliero nave scuola) che praticamente di amianto non ne aveva (rispetto alle navi convenzionali), è stata “bonificata” nel corso di questo anno e sono stati tolti quintali di amianto !

Quindi possiamo affermare che il Ministro Pinotti è male informato oppure il Comandante Pacioni, all’epoca, prese un “abbaglio”.

Per quanto concerne le “CERTIFICAZIONI INAIL” di esposizione all’amianto emesse da detto istituto per il Personale della Marina Militare, dichiaro, e me ne assumo la piena responsabilità, che si tratta di una “commedia” montata ad arte al fine di NON RICONOSCERE  i  famosi “benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto in maniera ultradecennale” – Art. 47 e successive modificazioni (tante) ad alcun Militare in congedo. E’ qui necessario entrare nello specifico:

Al Militare imbarcato (l’imbarco è sempre stato considerato “Lavoro Usurante”, se ne tenga conto) venivano riconosciuti +2 anni ogni 5 effettivi d’imbarco (se Personale di Macchina) oppure +1 anno ogni 3 effettivi d’imbarco (se personale di coperta). Questi anni assegnati (detti anche “anni cumulativi d’imbarco”) ai fini pensionistici per anzianità di servizio, furono fatti “pagare” al Personale in servizio. Vale a dire gli assegnatari dovettero “riscattarli” versando i relativi contributi di tasca propria. Con l’emanazione della legge 257/92 che metteva al bando l’uso e la commercializzazione dell’amianto che venne sistematicamente applicata al personale civile (vi furono moltissimi lavoratori che, riconosciuti esposti all’amianto, andarono in quiescenza con dieci anni di anticipo). Come succede in Italia, tali benefici vennero applicati anche a coloro che di amianto non ne sapevano nulla e che non lo avevano mai visto. Tant’è che vi fu un esposto alla Procura della Corte dei Conti di Genova (anno 2008) la quale, come primo provvedimento, mise sotto sequestro tutti gli archivi INAIL della Liguria. Ma questa è un’altra storia. Ci si ricordò dell’esistenza dei Militari (della Marina) solo nel 2005(tredici anni dopo) quando SEGREDIFESA emanò una circolare, la n.1183 del 26-04-2005 che dettava i modi di presentazione delle istanze che i Militari (in servizio) avrebbero dovuto inoltrare alle sedi INAIL di residenza. Apriamo una parentesi: nel 2005 le CC.MM.OO. (Commissioni Mediche Ospedaliere dei Dipartimenti Militari di Medicina Legale della Marina Militare) non avevano ancora “tabellato” le patologie correlate all’amianto. Quindi, se un Militare si presentava a visita medico/legale presso una C.M.O. perché sofferente di una delle citate patologie, il verdetto della commissione era: NON CLASSIFICABILE ! E il Militare se ne tornava a casa (a bordo) con le pive nel sacco ! Torniamo alle “Certificazioni INAIL”. Segredifesa dava un tempo limite per la presentazione delle istanze all’INAIL: 15 Giugno 2005. Quindi, due mesi dopo l’emanazione della circolare 1183, scadeva il termine per la presentazione delle istanze. E il personale in quiescenza? Nessuna comunicazione dal Ministero della Difesa ! Coloro che presentarono l’istanza all’INAIL (come lo scrivente) potè farlo solo grazie al classico “passaparola”. Dobbiamo arrivare al 2013 prima che l’INAIL si decida ad emanare le prime certificazioni di esposizione all’amianto. Perché, nel frattempo, doveva concludersi la “commedia” o meglio, la trappola ordita a danno dei Militari. Troppi, veramente troppi per essere risarciti tutti ! Così l’INAIL, chiamata a fare la sua parte ma senza averne le DOVUTE conoscenze, iniziò ad agitarsi e chiese aiuto a PERSOMIL, a PERSOCIV e a SEGREDIFESA, l’artefice della commedia. E cosa diceva l’INAIL con la sua lettera prot. n. 0010467 del 02-12-2008? Queste testuali parole, tra le altre:

“Procedura questa (delle certificazioni…..nota dello scrivente) che si presenta da subito alquanto complessa e difficoltosa, poiché questo Istituto non possiede alcuna informazione specifica sui mestieri e sulle attività svolte nei siti militari e nelle unità della marina militare, diversamente dagli stabilimenti dell’industria privata, che sono stati sino ad oggi oggetto di simili indagini” Firmata dal Direttore Generale Mauro FANTI.

Quindi l’INAIL ammette di NON SAPERE NULLA ma è chiamata a “CERTIFICARE” ! E allora interviene in suo aiuto Segredifesa che, in una lettera datata 24-11-2009 a firma del Generale C.A. Biagio ABRATE (che firma per il ministro) dice all’INAIL di pianificare degli incontri con un “Gruppo Qualificato” di esperti del Ministero Difesa (di ogni FF.AA. denominato Focal-Point) in modo da “organizzare” al meglio la beffa a danno dei Militari. E questo avviene prontamente. La Direzione Generale – Ufficio Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) dell’INAIL, in accordo con il Ministero della Difesa, emana una “relazione tecnica”- N. rif. 241-14949 PAR in data 23-09-2013 con la quale, in buona sostanza, si “sfoltiscono” le fila degli Esposti all’amianto della Marina Militare. In che modo? L’INAIL, istruita a dovere dal Ministero della Difesa, certificherà quale “possibile” Esposto all’amianto SOLO IL PERSONALE di MACCHINA, vale a dire Meccanici, Motoristi, Elettricisti e TUTTI i Sommergibilisti per un fatto puramente ambientale.

L’INAIL riceverà i “Curriculum Lavorativi” rilasciati da PERSOMIL sui quali saranno riportate le mansioni di colui che è l’intestatario del C.L. Secondo la dicitura della mansione l’INAIL capirà se certificare o meno il soggetto quale “Esposto all’amianto”

Tale vergognosa “procedura” porterà al seguente paradosso:

-Personale di “Coperta” (quindi NON certificabile) già riconosciuto “VITTIMA DEL DOVERE” con tanto di attestato del Ministero della Difesa perché portatore di patologia correlata all’esposizione all’amianto,  sarà certificato dall’INAIL come “NON ESPOSTO ALL’AMIANTO”.

E a coloro che vengono certificati come “Esposto all’amianto” ? Per loro non andrà meglio. A richiesta, da parte dell’interessato, dell’attribuzione dei “Benefici Previdenziali per i Lavoratori Esposti all’amianto” il Ministero della Difesa (oppure l’INPS per coloro andati in pensione dopo l’1-1-2010) risponderà che “il periodo di esposizione all’amianto coincide con il periodo d’imbarco per il quale sono già stati assegnati gli anni cumulativi d’imbarco e che, lo stesso periodo, non può essere valutato due volte. E’ stato comunque operato il conteggio più vantaggioso (2/5 per l’imbarco contro 1,25 per l’esposizione all’amianto).

Quanto sopra potrebbe avere un senso QUALORA IL PERSONALE DI BORDO FOSSE STATO MESSO A CONOSCENZA DI ESSERE ESPOSTO ALL’AMIANTO !!!

Mi permetta di ringraziarLa, a nome di tutta l’Associazione, per quanto sta facendo.

Distinti saluti,

 

                                                                                                       A.F.E.A.  Onlus

                                                                                             IL PRESIDENTE NAZIONALE

                                                                                                SERARCANGELI PIETRO

 

Risposta del Ministro della Difesa Onorevole Roberta PINOTTI all'interrogazione parlamentare dell'Onorevole Luigi DI MAIO sulla tematica Militari/amianto.

PUBBLICO la lettera del Ministro della Difesa, Onorevole Roberta PINOTTI, quale risposta all'interrogazione parlamentare dell'Onorevole DI MAIO sulla tematica Militari/Amianto. La risposta del Ministro è quanto meno, INESATTA e lo potrete capire dalla mia lettera inviata all'onorevole di Maio che pubblico, come è necessario che sia:





                                                     

mercoledì 25 marzo 2015


  1. Perché il Ministero della Difesa ha deciso di farci diventare “Vittime del Dovere”

E’ necessario fare un passo indietro e ricordare certi eventi . Il primo processo militare denominato “Marina 1” era iniziato e, alla sbarra, erano stati chiamati i “vertici militari” ritenuti responsabili della morte dei due militari deceduti a Padova a causa di mesotelioma pleurico dovuto alla prolungata esposizione all’amianto: il C.V. Giuseppe Calabrò e il M.llo Meccanico Giovanni Baglivo.

Il Ministero della Difesa, in prima battuta, veniva condannato al risarcimento per il decesso dei due Militari con una somma alle famiglie, molto vicina al milione di euro procapite. Scattò l’allarme e si tentò, con un decreto denominato all’epoca “Decreto Salva Ammiragli”, di dare una “Interpretazione autentica” ad una legge che riguardava i “lavori usuranti” a bordo delle navi mercantili, sulle quali non era prevista una “normativa tutelante il personale imbarcato” e di estenderla al naviglio militare scaricando, di fatto, i vertici militari imputati di “omicidio colposo” da ogni possibile responsabilità. Riporto, di seguito, uno stralcio dell’articolo apparso su “New Sicurezza difesa”:

“In Senato si sta discutendo il decreto-legge del 1° gennaio 2010 e il disegno di legge 1167-B che rischiano di far carta straccia delle indagini della magistratura. L’allarme arriva dal pm torinese Raffaele Guarinello, impegnato in tutte e due le inchieste. Il provvedimento salva generali e salva ammiragli, dunque, è previsto dal decreto legge numero 1 del 1° gennaio 2010 e dal disegno di legge numero 1167-B.

Entrambi fanno riferimento al decreto legislativo del 9 aprile 2008 che recita: «Non è punibile a titolo di colpa per violazione di disposizioni in materia di tutela dell’ambiente e tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro per fatti commessi nell’espletamento del servizio connesso ad attività operative o addestrative svolte nel corso di missioni internazionali, il militare dal quale non poteva esigersi un comportamento diverso da quello tenuto, avuto riguardo alle competenze, ai poteri e ai mezzi di cui disponeva in relazione ai compiti affidatigli». Nella circostanza specifica dell’amianto, poi, il disegno di legge 1167-B (sui lavori cosiddetti usuranti) punta a cancellare le responsabilità dei vertici della Marina militare, escludendoli dalle tutele previste dalla legge 303 del 1956 (sull’igiene sul lavoro)”.

Fortunatamente il Presidente Giorgio Napolitano NON firmò (per ben due volte) e, quindi, il provvedimento inteso a discolpare gli alti ufficiali, fu fatto cadere. Lo stesso Presidente sollecitò gli organi militari affinchè si approntasse una normativa atta a risarcire/tutelare coloro che, da un’esposizione all’amianto inconsapevole e incontrollata, avevano contratto gravi patologie o perso la vita. Così nacque il D.P.R. 243/2006 “Vittime del Dovere”. C’è da dire che, all’epoca, per “quantificare” l’invalidità permanente si faceva riferimento alle “Tabelle per i Caduti in zona di guerra” e alle “Tabelle per le Vittime del Terrorismo”. Oggi si sono tirati i “remi in barca” e si fa riferimento alle “Tabelle del Ministero della Sanità” molto meno favorevoli. Difatti sino a qualche mese fa il minimo “sindacale” riconosciuto era di 11 % mentre, allo stato attuale per la stessa patologia siamo già scesi al  5 – 6 %.

E ancora:

Questa disposizione, maturata in seguito all’avvio, nel 2002, del già citato processo di Padova “Marina 1”, detta da subito “Salva Ammiragli”, destò molto clamore nell’opinione pubblica e vibranti proteste da parte delle associazioni degli esposti e delle vittime dell’amianto e com’è noto, a suo tempo -il 31.03.2010-, fu oggetto di rinvio alle Camere da parte del Capo dello Stato, con la seguente indicazione: “L’articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte – in sé largamente condivisibile – che riguarda la “salvezza” del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subiti. In assenza di disposizioni specifiche – non rinvenibili nella legge – che pongano a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno ingiusto è possibile esclusivamente in presenza di un “fatto doloso o colposo” addebitabile a un soggetto individuato (art. 2043 del codice civile). Qualora la efficacia della norma generatrice di responsabilità sia fatta cessare, con la conseguente non punibilità delle lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato, non è infatti più possibile individuare il soggetto giuridicamente obbligato e configurare ipotesi di “dolo o colpa” nella determinazione del danno. Per conseguire in modo da un lato tecnicamente corretto ed efficace, e dall’altro non esposto a possibili censure di illegittimità costituzionale, le finalità che la disposizione in esame si propone, appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008, e prevedere, come già accade per altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori”.

Inoltre:

Da un carteggio, classificato “Riservatissimo”, intercorso tra il 1968 e il 1970, tra la Clinica di Medicina del Lavoro di Bari, la Direzione Generale di Sanità del Dipartimento di Taranto e la Direzione dell’Arsenale MM di Taranto, emerge che il problema dell’amianto e le gravissime ripercussioni sul personale,  erano note, ai vertici della Marina Militare, almeno dal 1970. In quegli anni la Clinica di Medicina del Lavoro di Bari chiese, per iscritto, alla Direzione di Sanità di Taranto, e ottenne, con il beneplacito consenso del Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo,  di poter effettuare indagini ambientali, epidemiologiche-statistiche e diagnostiche su personale che, operante all’interno dell’Arsenale MM di Taranto, esposto direttamente e indirettamente ad amianto. Si assicurava inoltre che i risultati dello studio non sarebbero stati pubblicati nè forniti ad estranei. “Tale studio”, si legge in questo carteggio, “sarebbe stato svolto in collaborazione con la Clinica del Lavoro di Milano, il cui direttore,  Prof. Vigliani, stava conducendo  analoghe indagini nell’arsenale MM di La Spezia con la collaborazione dell’Istituto di Medicina del Lavoro di Genova.” (vale pena in questo frangente ricordare che il prof. Vigliani  fu tra i primi a introdurre il problema amianto, e delle malattie correlate, nel nostro Paese, già nei due primi anni della 2a Guerra Mondiale). Furono sottoposti a screening (clinico e radiologici) 269 lavoratori, 27 (10%) dei quali risultavano sicuramente affetti da asbestosi e 42 (15%) con rilievi dubbi. Significativo è leggere quali furono i provvedimenti presi dalle Autorità Militari: “allontanare dal posto di lavoro i soggetti più colpiti: tale azione dovrà essere opportunamente differita nel tempo per evitare allarmi eccessivi e ingiustificabili”In presenza di un elemento esogeno che riveste un chiaro ed inequivocabile ruolo patogeno, il primo provvedimento di buon senso è quello di evitare l’esposizione eliminando il fattore di rischio. E’ stato scelto di non fare prevenzione, di non abbandonare prontamente l’utilizzo dell’amianto per le nuove costruzioni- e di non informare e formare i propri dipendenti, militari e civili, sui rischi derivanti dalla presenza e su come difendersi in caso di manipolazione dell’amianto.  Questo tipo di scelte hanno provocato una spaventosa emorragia di vittime inconsapevoli e non prontamente tutelate.

Non credo sia necessario aggiungere altro: Se vivessimo una “stagione giusta” direi che basterebbero queste notizie per far si che gli “addetti ai lavori” si ravvedessero e la smettessero di cibarsi della menzogna, del sotterfugio, del raggiro e della distorsione della realtà che non può che essere a favore di Persone che, in assoluta buona fede, hanno continuato a svolgere il proprio lavoro istituzionale cadendo poi nella trappola ordita proprio da coloro che avrebbero dovuto tutelarli.

Oggi la questione dei risarcimenti delle “Vittime del Dovere” sta diventando una farsa, giorno dopo giorno. Per ottenere il riconoscimento/risarcimento si deve morire. Allora forse c’è qualche speranza di veder riconosciuti i propri DIRITTI. Ma desidero sottolineare una precisazione:

I vertici militari accusati sono “datori di lavori” nei confronti dei subalterni oppure sono dei “semplici” dipendenti dello Stato (Ministero della Difesa) indipendentemente dal grado? Io dico che l’unico datore di lavoro è lo Stato ed è lo Stato che deve essere giudicato a Padova, assumendosi, una volta per tutte, le proprie responsabilità.

Pietro serarcangeli  25 Marzo 2015

giovedì 12 marzo 2015

MANIFESTAZIONE DI PROTESTA A ROMA - 28 APRILE 2014

Cari Amici,

lo scorso anno, al fine di "scuotere" gli Stati Maggiori delle FF.AA. prendemmo la decisione di manifestare il nostro disappunto, causato dalla disparità di trattamento per i riconoscimenti delle malattie professionali (rispetto ai "civili" dell'industria privata), davanti al Ministero della Difesa in via XX Settembre a Roma. Abbiamo organizzato un pullman che l'associazione AFEA ha contribuito a finanziare (900,00euro esborso AFEA e 600,00 euro esborso Soci) con il contributo dei Sigg. Soci che non fanno mai mancare il loro supporto, la loro presenza. La nostra è stata una manifestazione dignitosa e silenziosa, come è nostro costume. Con l'occasione abbiamo liberato decine di palloncini bianchi sui quali avevamo scritto i nomi delle Vittime, i nomi dei Nostri Amici che, prematuramente, ci hanno lasciati. E' stata una cerimonia molto toccante che ci ha indotti alle lacrime quando il Presidente dell'Associazione AFeVA Onlus - Sardegna, Salvatore Garau, con il quale collaboriamo assiduamente, ha reso gli Onori con la classica serie di fischi "Marina". Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato, tutte le gentili Signore e, in particolare, gli Ammalati che, nonostante le precarie condizioni fisiche, non hanno voluto far mancare la loro presenza. Grazie a tutti.
Pietro Serarcangeli - 12 Marzo 2015




mercoledì 11 marzo 2015

Chi siamo.

  • A.F.E.A. Onlus è un'associazione fondata nel 2010 da un gruppo di ex militari della Marina e da tecnici civili del comparto difesa e della cantieristica civile. Ha, quali obbiettivi principali, la TUTELA DI TUTTI GLI ESPOSTI all'amianto e la SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE eliminando l'amianto in tutte le sue forme. L'associazione è libera, apartitica e apolitica. Non è inscritta ad alcuna sigla sindacale ed è aperta a chiunque voglia farne parte senza alcuna discriminazione. L'associazione ha costituito un "CENTRO DI ASCOLTO" al quale ci si può rivolgere in caso di necessità (Tel.0187/630251  -  3662644096) ed ha la sua Sede Nazionale in Santo Stefano di Magra - 19037 -  (SP) - Via Cisa Sud 196. L'associazione da assistenza nel disbrigo pratiche relative all'amianto a titolo completamente gratuito._
  • Avviso ai visitatori

    Se volete sostenere l'Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus potete farlo DONANDO IL 5 X 1000 DELLA VOSTRA DENUNCIA DEI REDDITI AL NOSTRO  C.F. 90025230112 nella casella che troverete nel retro del vostro CUD
    OPPURE CON BONIFICO BANCARIO INTESTATO AD AFEA ONLUS IT89F0101510700000070292360
    - Banco di Sardegna - P.le Kennedy -19100 - La Spezia.

martedì 10 marzo 2015


ALCUNE CONSIDERAZIONI IN MERITO ALLA “TUTELA DEI DIRITTI DEI MILITARI” :

Evidentemente, nel nostro Paese, si fanno migliaia di leggi che non vengono applicate ovvero vengono applicate soltanto ad alcune categorie di cittadini. Come definire un simile modus operandi? Viviamo in uno Stato Democratico nel senso più vero del termine oppure la classe politica che ci governa, la quale ha giurato di rispettare la Costituzione, è spergiura e colpevole consapevole di “delitti contro il Popolo” che spaziano tra l’associazione a delinquere, la corruzione, il ladrocinio, la concussione e chi più ne ha più ne metta? Nello specifico, l’Amministrazione Militare è colpevole  di NON aver  adeguatamente tutelato la salute del Personale prevedendo, così come avviene per i civili, di assicurarli presso adeguato istituto (INAIL) ? E’ colpevole di NON aver applicato la “Normativa di Sicurezza per la Tutela della Salute del Personale Militare Imbarcato sulle Navi da Guerra” relativamente all’esposizione all’amianto? Normativa esistente già dall’immediato dopoguerra ed emanata da CINCNAV (acronimo di Comando in Capo della Squadra Navale) che è stata, tra l’altro, presentata dall’Ispettore di PG O.N. nel corso di un’udienza del processo “Marina 1” conclusosi in appello a Venezia  con la “prescrizione” dei reati a carico degli imputati, gli “alti vertici militari” con funzioni di comando negli anni  50’ fino agli anni 90’ e oltre. La risposta non può che essere AFFERMATIVA!!! Ma, visto le compagini politiche che si sono avvicendate al governo di questo Paese negli ultimi 30 anni, la situazione è assolutamente calzante: Diritti calpestati, diritti negati, stravolgimento di ogni principio democratico di uguaglianza. Questa è l’Italia che i corrotti al comando hanno voluto!!!

Vorrei qui riportare uno stralcio di una relazione del Giudice del Lavoro Roberto Riverso:

-          Amianto, dipendenti pubblici e militari: l’insostenibile disparità di trattamento

-          Articolo 08.05.2013 (Roberto Riverso)

-          http://www.altalex.com/userfiles/images/Editoria/articolo_2_200.jpg“E’ noto che l’applicazione della normativa sui c.d. benefici previdenziali amianto sia divenuta una sorta di museo dell’assurdità, all’interno del quale si fa fatica a capire quando finisca l’ignoranza e dove inizi il dolo. Ciononostante era lo stesso difficile da immaginare che l’ordinamento potesse trattare in modo ottusamente sordo persino dipendenti pubblici ed organi dello Stato, come i militari, alla massa dei quali non disdegna trattamenti discriminatori nell’accesso ai benefici regolati dai commi 7 ed 8 dell’art. 13 della legge 257/1992 (e succ. mod.). Vero è che in questa materia quando uno pensa di aver già abbondantemente toccato il fondo, scopre che esiste un ulteriore fondo fatto di formalismo burocratico, disinteresse per il prossimo e per la giustizia” (estratto della relazione approntata per il convegno “Quale giustizia per gli esposti e le vittime dell’amianto?”
 Il Maresciallo Meccanico Giacomo Leopardi, deceduto per Mesotelioma Pleurico all'età di 70 anni il 4 novembre 2013 dopo indicibili sofferenze!
 Il Maresciallo Incursore Palombaro Paesani Loreto, deceduto a seguito di Mesotelioma Pleurico all'età di 63 anni l'8 agosto 2014!


 

-          PROCESSI – SENTENZE AMIANTO – COSA SI ASPETTANO I MILITARI

 

1)      Per concludere questo scritto sarebbe sufficiente una sola parola: GIUSTIZIA.

Ma, nel nostro caso, non stiamo scrivendo di un “classico” processo dove sono ben individuati e definiti i presunti colpevoli e le vittime. Parliamo di qualcosa di diverso, di nebuloso, di farraginoso. Infatti, se le VITTIME sono ben individuate e definite, senza ombra di dubbio, vale a dire le migliaia di Militari di Marina deceduti ovvero portatori di patologie più o meno gravi correlate all’esposizione all’amianto, altrettanto non si può affermare dei presunti colpevoli: I VERTICI MILITARI DELLA MARINA CON FUNZIONI DI COMANDO NEGLI ANNI CHE VANNO DAI 50’ FINO AGLI INIZI DEGLI ANNI 2000. Perché questa ulteriore problematica? Semplice: Le stesse persone accusate di crimini come l’omicidio colposo e chiamate a rispondere davanti al Tribunale di Padova, sono anche Vittime dell’amianto. Quindi, al tempo stesso, Vittime e carnefici. Certo, l’essere anche Vittime non li  esime dalle loro RESPONSABILITA’. Ma la domanda è un’altra: Sono veramente loro (i vertici militari) i responsabili? A mio modesto avviso, NO. Almeno non totalmente. Per un semplice fatto. Un Militare ha un potere decisionale limitato, anche ai più alti livelli. Per meglio comprendere porto questo esempio. Ammettiamo che si fossero volute applicare le normative a tutela della salute dei Militari imbarcati dotandoli dei mezzi di protezione idonei ad impedire l’inalazione di fibre d’amianto. Mi viene da pensare alle mascherine dotate di filtro intercambiabile. Mascherine che  tutto il personale (di qualsiasi livello) avrebbe dovuto indossare H24, quindi anche dormendo perché, è bene ricordarlo, non c’era locale a bordo ove non vi fosse presenza di amianto. L’amianto era in ogni luogo, anche in minima parte ma in ogni locale. Credete sarebbe stato possibile vivere così? E per poter parlare? E per poter mangiare? L’unica soluzione (adottata, se non erro, dalla Marina Francese negli anni 60’) sarebbe stata quella di fermare l’intera flotta per alcuni anni e BONIFICARE tutte le Unità Navali della Marina Militare!!! Chi, nelle “alte sfere”, avrebbe avuto il coraggio di proporre (al ministro della difesa? Al Presidente della Repubblica?) una simile azione senza essere preso per pazzo o, quantomeno, giocarsi la carriera? Perché qui dobbiamo essere ONESTI. Il vero colpevole, a mio avviso, è e rimarrà lo STATO al quale è demandata, come recita la nostra Costituzione, la TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA. Qui non ci sono mezze misure, non ci sono scappatoie. Qualcuno però ha pensato ben altro in modo da non porre lo Stato sul banco degli imputati. Ecco perché l’avvocatura dello Stato difende gli imputati!!! Perché, in effetti, difende se stesso!!! I processi di Padova sono una sorta di guerra dello Stato (Procura di Padova) che combatte contro se stesso (gli imputati dipendenti dello Stato). E’ un poco strano perché, posso assicurare, che se un Militare commette un reato mentre è in servizio, viene arrestato (se il reato lo prevede) dalle forze dell’ordine e processato. E deve, quindi, pagarsi un avvocato. Non è certo l’avvocatura dello Stato a difenderlo. Se gli imputati in qualità di Vertici al Comando nei vari settori, fossero stati considerati veramente colpevoli dallo Stato, avrebbero dovuto, in primis, provvedere alla loro difesa pagando di tasca propria. Orbene, queste sono considerazioni che mi appartengono e che possono non essere condivise. Siamo nel campo di una logica opinabile quanto si vuole. Ma questo è il mio pensiero. E veniamo alle aspettative.

2)      Non è difficile fare dei pronostici visto come si è concluso il processo “Marina 1” . Ma qui non stiamo giocando a calcio. Qui parliamo di Persone con brillanti carriere alle spalle, parliamo di Ammiragli con alto senso del Dovere e dotati di Dignità non in vendita. E parliamo di migliaia di Vittime Innocenti la cui unica colpa è stata quella di servire il proprio Paese incondizionatamente. E parliamo di centinaia di Deceduti (Ufficiali, Sottufficiali e Marinai) che hanno lasciato nel dolore le proprie Famiglie. Nel processo “Marina 2” che si va ad iniziare (la prima udienza si terrà il 25 maggio presso il Tribunale di Padova) è chiamato a rispondere, quale imputato, lo stesso MINISTERO DELLA DIFESA. E qui scappatoie non ce ne sono. E’ lo Stato sul banco degli imputati. Qui la prescrizione va a farsi benedire. E la condanna è certa perché, se mai fosse necessario ricordarlo, la prescrizione NON ANNULLA IL REATO!!! Lo prescrive ma non lo annulla. Quindi l’imputazione rimane. E allora possiamo rispondere alla domanda: COSA CI ASPETTIAMO? Giustizia, cioè la CONDANNA DELLO STATO  e un PROCESSO CIVILE che risarcisca adeguatamente TUTTI COLORO CHE HANNO DOVUTO SUBIRE GLI EFFETTI DELL’ESPOSIZIONE INCONSAPEVOLE ALL’AMIANTO!!! GIUSTIZIA!!!              

Pietro Serarcangeli – 09 Marzo 2015

NOTA:

Ad integrazione del precedente scritto relativo al tema “CERTIFICAZIONI AMIANTO EMESSE DALL’INAIL”  allego la documentazione dell’ultimo caso, ricevuto ieri (03-03-15) dalle mani del signor M.A. Maresciallo della Marina Militare (in congedo) di categoria  “Z” (cioè addetto alla preparazione dei pasti, in altre parole "Responsabile della gestione Viveri" di bordo) il quale presenta istanza all’INPS per la revisione della propria pensione pur avendo ottenuto la “Certificazione negativa all’amianto” dall’INAIL allegando la documentazione prevista. La lettera di DINIEGO dell’INPS di La Spezia fa riferimento alla legge 190 del 23/12/2014 Art.1 – comma 115. Come è possibile tutto ciò? Si applica una legge del 2014 ad una istanza presentata all’INAIL prima del 15 giugno 2005!!!! A Voi le conclusioni.

-          VERBALI EMESSI DALLE COMMISSIONI MEDICHE OSPEDALIERE MILITARI

1)      Il militare che ritiene di essere stato danneggiato dall’esposizione all’amianto e che, tramite apposita TAC Torace, ha avuto conferma della patologia in atto (placche pleuriche, placche polmonari, ispessimenti pleurici o, peggio, versamento pleurico oppure mesotelioma pleurico), ha il diritto di presentare istanza per:

A)     Riconoscimento Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria.

B)      Riconoscimento status di “Vittima del Dovere” (VDD).

All’istanza dovrà allegare tutta la documentazione medico/militare in suo possesso ed inviarla a MARIPERS Roma – Ufficio Finanziario Giuridico e Sanitario – 2^ Sezione il quale, eseguiti i previsti controlli, da seguito all’iter burocratico autorizzando la CMO (Commissione Medica Ospedaliera del Dipartimento Militare di Medicina Legale della zona di residenza dell’interessato o la più vicina ad esso) a sottoporre a visita medica il militare che ha presentato istanza. La CMO, nell’arco di un paio di mesi e tramite lettera all’interessato, lo invita a presentarsi a visita medica presentando la documentazione medica (TAC Torace, Referto Visita Spirometrica, Referto Visita Pneumologica e quant’altro sia a sostegno della patologia contratta).

2)      Nell’arco di qualche mese (anche 6 mesi ed oltre) la CMO emette due Processi Verbali:

UNO per la Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria.

UNO per lo status di “Vittima del Dovere” (VDD).

Ogni Processo Verbale riporta una percentuale d’invalidità. Per quanto concerne lo status VDD ogni punto d’invalidità vale xxxxeuro e viene erogato “UNA TANTUM”. Se si ottiene un punteggio uguale o superiore al 25%,  si ha anche  DIRITTO AD UN VITALIZIO di xxxeuro mensili che si prescrive ogni 5 anni, se l’interessato dimentica di inviare l’apposito modulo al Ministero della Difesa prima della scadenza dei cinque anni.

Per quanto riguarda il Processo Verbale per la Causa di Servizio – Equo Indennizzo – Pensione Privilegiata Ordinaria il calcolo si fa più complesso perché si tiene conto di altre pregresse patologie delle quali il soggetto può essere sofferente. In ogni caso anche se la patologia viene riconosciuta è necessario ottenere un punteggio uguale o superiore al 21% di invalidità per ottenere un minimo di pensione privilegiata e equo indennizzo. Trattasi comunque di ben poca cosa anche perché l’equo indennizzo, superato il 60esimo anno di età,  viene ridotto del 50%.

3)    Si tenga conto che i Processi Verbali emessi dalle CC.MM.OO. sono  PROPOSTE. Non hanno cioè valore definitivo. L’iter prosegue con la CMO che invita l’interessato ad andare a ritirarli tramite “firma per accettazione”. Quindi la stessa CMO invia i Processi Verbali a MARIPERS, Ufficio già nominato che provvederà a trasmetterli a PREVIMIL (Direzione Generale della Previdenza Militare e della Leva) con tutta la documentazione medica allegata. Da questo momento inizia l’attesa più lunga, a volte oltre due anni e oltre perché il Comitato di Verifica per le Cause di Servizio (CVCS) dislocato presso il Ministero delle Finanze, esamini la documentazione e i Processi  Verbali. Esso si riunisce ogni 3 mesi ed esamina le pratiche ricevute da PREVIMIL, emettendo il relativo DECRETO che può essere di ACCETTAZIONE oppure di DINIEGO. Nel caso di DINIEGO (il caso più frequente) si hanno 60 gg. Di tempo per ricorrere al TAR oppure 120 gg. Per ricorrere al Presidente della Repubblica. Raramente gli interessati si rivolgono al Tar, essendo il ricorso molto costoso e richiedendo il supporto di un legale. Inoltre il risultato è incerto. In caso di ACCETTAZIONE , PREVIMIL chiede all’interessato una serie di documenti fiscali e le coordinate bancarie ove versare la somma stabilita dal decreto. Abbiamo persone che attendono da oltre due anni di ricevere quanto spetta. È il caso di A.C. Maresciallo Meccanico della Marina Militare al quale Non è stata riconosciuta la Causa di Servizio ma è stato riconosciuto lo status di “Vittima del Dovere” con il 20% d’invalidità e chieste le coordinate bancarie (vedasi lettera di PREVIMIL in data 5-2-2013 – Prot. xxxxx) ma non ha mai ricevuto nessuna competenza, nonostante la nostra lettera di sollecito Prot. n. 0013/PA/MDM dell’11 febbraio 2014 alla quale il Ministero della Difesa non ha mai risposto.

 

Credo non sia necessario aggiungere altro. Si tenga conto che gli interessati che presentano istanza perché Esposti all’amianto, portatori di patologia, NON sono falsi invalidi ma Persone sofferenti che si sono giocati la salute nel servire la propria Patria. Si tenga conto dello stato PSICOLOGICO di queste Persone che “vivono” con il terrore che la patologia asbesto sica possa trasformarsi in qualcosa di peggiore. Si tenga inoltre conto che il DANNO BIOLOGICO, pur essendo citato e riconosciuto nei Processi  Verbali con una percentuale, NON viene risarcito. Eppure è contemplato nella vigente normativa che ne prevede il risarcimento. Quando dichiarai che il Popolo dei Militari è un Popolo silenzioso e dignitoso del quale può essere fatto scempio secondo bisogna, non esageravo…………